Berlino, con la sua complessa e singolare storia, è luogo di mitologie. Tra le tante, ce ne sono anche di relative all’universo della musica pop-rock, perché qui si è fatta ANCHE quella storia.
No, non siamo qui per cantarvi le gesta dell’Osteria Caruso 😉
ma dell’edificio che la contiene, il palazzo che ospita i celebri e celebrati Hansa Studios.
Siamo al numero 38 di Köthener Straße, poco distante da Potsdamer platz o dalla Abgeordnetenhaus, e il palazzo che vedete nelle foto una volta affacciava direttamente sul Muro di Berlino. Ed è proprio osservando il muro che qui sono stati registrati alcuni capolavori della musica mondiale.
Qui è stata concepita la trilogia berlinese di David Bowie, ma qui hanno anche registrato dischi, tra i tanti, gli U2, Nick Cave, i Depeche Mode, ma l’elenco sarebbe infinito.
Impossibile per noi non venire in pellegrinaggio fino a qui. Stiamo anche pensando ad una visita agli studi, possibile solo se organizzata (sul sito ufficiale ci sono tutte le informazioni), perché oltre la storia fatta dai politici o dagli economisti, esiste anche una storia scritta da artisti, in questo caso musicisti, che merita le stesse attenzioni.
Se notate qualcosa di strano nella foto sopra, osservate i video che seguono, vi apparirà chiaro il perché di questa singolare immagine.
Abbiamo spesso parlato dei markthalle, mercati coperti dove fare la spesa ma anche mangiare qualcosa di sfizioso (leggete qua o qua per rinfrescarvi la memoria).
Abbiamo voluto provare il Marheineke Markthalle (poco lontano dalla stazione della U-BahnGneisenaustraße, quartiere Kreuzberg).
Per molti versi affine ai due mercati linkati sopra, ci è sembrato comunque una spanna sotto sia per l’offerta di frutta, dolci, pane, carne, pesce e quant’altro, sia per l’offerta gastronomica.
Non per questo abbiamo digiunato.
🙂
Abbiamo ad esempio provato un’ottimo (e per noi classico) matjesfilet.
E cercato qualcosa di sfizioso in questo stand dedicato alla cucina greca.
Niente di fenomenale, ma se non avete mai visitato un markthalle e siete da queste parti rimarrete comunque soddisfatti.
L’ambizioso obiettivo di questi spazi è provare a raccontare (ed affrontare criticamente) le (purtroppo tante) migrazioni forzate avvenute in Europa nel XX e XXI secolo, tutte giustificate politicamente, etnicamente o religiosamente (o un mix di queste tre cose).
Diciamo subito che il lavoro di ristrutturazione del palazzo, il museo è stato aperto nel 2021, è davvero eccellente. Grandi spazi, nudo cemento a dominare, e una serie di sale estremamente funzionali, mentre l’esterno è stato riportato all’originale splendore.
Per quello che riguarda invece il contenuto, noi l’abbiamo molto apprezzato, anche perché, in questi anni di ripresa dei nazionalismi e di una visione in cui la dicotomia noi/loro viene sempre più esacerbata, mostrare gli orrori e la continua riproposizione di identiche tematiche nella storia europea può davvero aiutare a coglierne l’insensatezza e la drammaticità.
Perché poi, fondamentalmente, questo è un museo contro il nazionalismo, in tutte le sue declinazioni, spaziali e temporali, non però dal punto di vista di un’altra ideologia, ma piuttosto limitandosi a dare voce e spazio agli effetti concreti (e ripetuti più e più volte nel corso della storia) di queste forme di pensiero.
In particolare abbiamo anche apprezzato la narrazione delle conseguenze post-Seconda Guerra Mondiale sui tedeschi che abitavano fuori dalla Germania prima della guerra, tipico esempio di (drammatica) eterogenesi dei fini.
L’offerta è ampia e una visita merita un tempo adeguato (non escludiamo di tornarci con più calma) ma, sommariamente, diremmo che le varie sale (con mostre temporanee che si alternano in aggiunta a quelle permanenti) sortiscono l’effetto desiderato, avvolgendo il visitatore e trascinandolo all’interno di vari e diversi drammi privati e sociali, l’accostamento dei quali rafforza la possibilità di comprenderne la stucchevole e orribile ripetitività.
Abbiamo pure apprezzato come, in molti degli spazi del museo, il visitatore sia (bonariamente) costretto a piccole azioni per poter avere le risposte che cerca, rendendolo parte attiva nell’operazione di informazione (la foto sopra ne mostra un esempio, con cassetti chiusi che solo aprendoli rendono esplicito il loro contenuto, che può essere una foto, un video, un oggetto, uno scritto…).
Una parola particolare merita la Raum der Stille (la Stanza del silenzio), luogo deputato a una sorta di depurazione mentale dagli orrori visti nelle altre sale, dove il visitatore può stare quietamente seduto in riflessione.
Quindi, per noi, museo (il cui ingresso è rigorosamente gratuito) decisamente promosso, e da far conoscere ai più giovani.
Ci siamo tornati in una ennesima giornata piovosa e nuvolosa non solo perché c’era piaciuto, ma anche per una specifica mostra che si svolgeva nei giorni di questo nostro diciannovesimo viaggio.
Ma andiamo con ordine, partendo dalla collezione permanente, che sempre merita uno sguardo attento, e dalla struttura architettonica affascinante di questo museo.
Abbiamo poi visitato una, comunque interessante, mostra dedicata a Bettina Pousttchi.
Ad attirare però la nostra attenzione, e a fare coppia con quest’altra visita, è stata la mostra “Original Bauhaus“, realizzata in occasione del centenario della sua fondazione (era prevista nel museo berlinese dedicato che già visitammo tempo fa, ma anche lui è in fase di restauro e quindi la mostra è stata spostata qui).
Mostra ricca e ben fatta, anch’essa con qualche giochino interattivo a stimolare i visitatori.
Interessante in particolare la sovrapposizione tra l’uso delle scale all’interno del Bauhaus e le scale del museo stesso.
Un museo che sta crescendo nel nostro personalissimo gusto.
Al centro di questa piazza ci sono i cosiddetti Prinzessinnengärten, un orto urbano dove gli spazi sono utilizzati non solo per coltivare ortaggi, ma anche per promuovere socialità.
In questi spazi ha anche luogo un mercatino periodico (per sapere quando, solitamente una domenica al mese, andate su questo sito).
Troverete molta oggettistica usata, più o meno vintage, e un po’ di artigianato in una atmosfera rilassata e piuttosto fricchettona.
La panoramica sotto (cliccateci sopra per vederla nelle sue reali dimensioni) forse vi aiuterà a meglio comprendere di cosa stiamo parlando, noi possiamo dire che trattasi di un mercatino non particolarmente interessante, anche se ci si può trovare qualcosa di intrigante.
Non indispensabile, ma se vi capita di passarci quando è aperto…
La Sankt-Michael-Kirche è una chiesa berlinese dalla storia piuttosto originale e complicata. Dedicheremo questo primo post al modo migliore (secondo noi) per arrivarci.
Dovete sapere che in passato, dalla chiesa partiva un canale che arrivava fino al Landwehrkanal, ma questo canale è stato poi, negli anni ’20, interrato e al suo posto ora c’è un parco stretto e lungo più di un chilometro.
Noi vi suggeriamo di iniziale la passeggiata da Oranienplatz (vi ci porta l’autobus M29, ma non siamo lontani dalla fermata Moritzplatz della U8). Volendo potete anche partire da più lontano, da dove il vecchio canale sfociava, ovvero dall’attuale Böcklerpark.
In ogni caso vi garantiamo che la passeggiata di avvicinamento alla chiesa sarà piacevolissima.
Più ci si avvicina alla chiesa più aumenta la qualità dei giardini circostanti, con anche delle fontane orientaleggianti di grande effetto.
Alla fine del percorso si arriva ad un laghetto prospiciente la chiesa, unico ricordo del canale che fu.
E vi pare che in questo diciassettesimo viaggio noi non si sia andati a visitare un cimitero con la C maiuscola, anzi sei cimiteri in un colpo solo ? 🙂
Siamo a Kreuzberg (distretto di Friedrichshain-Kreuzberg), a due passi dal mitico kebab di Mustafà.
Qui in una area grosso modo rettangolare (circa 500 metri per 200) si trovano affiancati 6 diversi cimiteri (anche se non sempre all’interno sono separati da mura fisiche).
Raccolti sotto il nome comune di Friedhöfe vor dem Halleschen Tor (i cimiteri di fronte allaHallesches Tor, porta peraltro che non esiste più da fine ‘800), si caratterizzano per essere cimiteri decisamente monumentali tra i più ricchi di Berlino.
Noi li tratteremo come una unica entità, nella quale riposano anche diversi personaggi celebri, come Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (notate la farfalla evidenziata in oro sopra il nome),
o quella di Carl Heinrich von Siemens (non importante come il fratello Werner, la cui tomba sarà oggetto di una visita del prossimo viaggio).
Su tutte spiccano le tombe relative alla famiglia Mendelssohn, a cui è addirittura dedicata una sala con la genealogia e informazioni sui suoi vari componenti.
Chiaramente per noi, la personalità più importante di questa famiglia è quella del compositore Felix Mendelssohn Bartholdy, la cui tomba (quella con la croce più bianca) è davvero spartana.
Ma, più in generale, tutti questi cimiteri sono particolarmente ricchi di bellissime tombe, splendidamente adornate.
Non sappiamo quanto questa visita si sposi, prima o dopo, con un ottimo gemüse kebap 😉
ma se passate da queste parti e amate il genere…
Nel 2014 ci eravamo ripromessi di ritornare nel Markthalle IX, per vedere come fosse in un giorno normale (lo avevamo visitato per godere dello Street food thursday).
E noi siamo gente di parola.
Diciamo subito che, sostanzialmente, vale quanto detto per l’Arminius Markthalle: stessa atmosfera e stesse possibilità mangerecce. Un misto di stand dove mangiare varie cose preparate al momento e di altri stand dove fare la spesa.
La scelta è abbastanza varia, sulla qualità non ci pronunciamo, ma l’impressione è che ci sia del buono in diversi degli spazi per mangiare.
E anche qui una forte presenza italiana (a partire da un forno che produce pane e pizza).
Sicuramente se siete a Kreuzberg e avete fame, questa può essere una valida soluzione. Cliccate qua per informazioni più dettagliate.
Da tempo pensiamo che la sopravvivenza dei piccoli negozi sia legata alla estrema specializzazione dell’offerta.
Siamo al numero 13 della Kottbusser Damm, sul confine tra Kreuzberg e Neukölln, non a caso alcuni chiamano questa zona Kreuzkölln, e qui ha sede Kugu Nussrösterei.
Appena usciti dalla U8, alla fermata Schönleinstraße, l’aroma della tostatura e caramellatura fa impazzire i sensi, ci si guarda intorno e si scopre questo piccolo paradiso strappato a Willy Wonka, con una scelta ampissima di frutta secca, essiccata, tostata e caramellata.
Per gli appassionati della frutta secca questo posto dovrebbe essere una meta obbligatoria e, in ogni caso, ci potete fare un salto prima o dopo una visita al mercatino turco di Maybachufer.
Credeteci o no, siamo finiti in questo museo per sbaglio.
Probabilmente era scritto nel destino che lo visitassimo.
Ma andiamo con ordine. 🙂
Eravamo lungo Oranienstraße (siamo ancora una volta nel quartiere di Kreuzberg, nel distretto di Friedrichshain-Kreuzberg), alla ricerca della galleria d’arte nGbK (neue Gesellschaft für bildende Kunst).
Individuato il palazzo (foto sopra) ci mettiamo alla ricerca dell’ingresso e, non trovandolo, veniamo incuriositi da alcune indicazioni che invitano a recarsi all’ultimo piano del palazzo in questione.
Saliamo le scale e ci ritroviamo all’ingresso di un museo e, un po’ distratti, un po’ superficialmente sicuri di aver trovato quello che cercavamo, facciamo il biglietto e ci ritroviamo invece nel Museum der Dinge (il Museo delle cose).
Come avrete intuito si tratta di un museo che raccoglie oggetti di vita quotidiana (grosso modo a partire dall’inizio del secolo scorso fino ai giorni nostri), senza una specifica vocazione. Al suo interno pertanto troverete (in un ordine abbastanza incomprensibile) piatti, forchette, giocattoli, sedie, apparecchi vari e tutto quello che potete immaginare.
A metà tra il museo classico e il mercatino vintage, questo spazio potrebbe interessare qualcuno dei nostri lettori, noi però escludiamo di ritornarci.