Per ragioni che saranno più chiare con il prossimo post, ci siamo dovuti recare in quel di Ferch (frazione del comune di Schwielowsee, a pochi chilometri a sud-ovest di Potsdam). Siamo quindi al di fuori di Berlino, e prima di entrare nel merito della nostra escursione, vi spieghiamo come siamo arrivati da queste parti.
Dalla stazione di Potsdam abbiamo preso il bus 607 (che, come tutti i mezzi di pubblici di Potsdam, ha frequenze piuttosto rade, meglio informarsi prima, se non si vuole rischiare di passare tanto tempo nell’attesa della partenza) per scendere alla fermata Ferch, Mittelbusch (il viaggio dura una abbondante mezzoretta).
Detto della eccellente qualità del servizio (vedi foto sopra), dobbiamo sottolineare che anche qui, come per visitare il Südwestkirchhof Stahnsdorf, pur trovandoci ad una quarantina di chilometri in linea d’aria dal centro di Berlino, per arrivarci è sufficiente un biglietto per la zona C della BVG.
Semplice ed economico.
In questo secondo post dedicato al cimitero monumentale Südwestkirchhof Stahnsdorf, segnaleremo alcune delle tante presenze al suo interno. Son qui sepolte moltissime personalità, molte delle quali poco o nulla conosciute qui da noi.
Non è il caso, chiaramente, di Friedrich Wilhelm Murnau, maestro del cinema espressionista tedesco.
Troviamo poi qui la tomba di famiglia di Ernst Werner von Siemens, fondatore dell’omonima industria, centrale, nel bene e nel male, nella storia di Berlino (avevamo già parlato, analogamente, del fratello Carl, co-fondatore dell’azienda, ma figura relativamente di secondo piano).
Dalla foto sopra non si coglie, ma la tomba della famiglia Siemens è strutturata come una sorta di fortino, con un alto muro di cinta che ne delimita lo spazio, qualcosa di abbastanza singolare (e forse fuori luogo) in un cimitero.
Ci sono poi delle tombe particolarissime, come quella di Julius Wissinger, realizzata da nomi celebri quali Max Taut e Otto Freundlich, un pezzetto di storia dell’arte.
Più interessante, dal nostro punto di vista, il cimitero militare italiano.
Sono qui ospitate le salme di 1650 italiani, come vedete dalla foto sotto non solo militari, morti in Germania durante la Prima Guerra Mondiale.
E’ uno spazio ben curato e ben gestito, degna sepoltura per alcune delle tante vittime di quella colossale mattanza che fu chiamata la Grande Guerra.
Concludiamo questo post, ma tanto ci sarebbe ancora da dire, con una tomba incrociata in uno dei punti più selvaggi del cimitero, quella di Walter Gropius.
Non si tratta dell’omonimo fondatore del Bauhaus, ma di suo padre. Come potete intravedere nella foto sopra, dietro la tomba la foresta regna sovrana, caratteristica specifica di questo cimitero dove non escludiamo di tornare prima o poi.
Per chi non volesse arrivare al cimitero tramite la passeggiata di 4 chilometri abbondanti descritta nei post precedenti, segnaliamo che ci si può arrivare con poca fatica prendendo la S-Bahn, scendendo alla stazione di Potsdam e da lì prendendo il 601 (fermata Stahnsdorf, Bahnhofstrasse, ci mette una mezzoretta) o, ancora meglio, l’X1, che fa qualche fermata in meno. Il viaggio si svolge tutto nella zona C di Berlino, quindi non dovrete fare biglietti particolari, ma utilizzare quelli consueti della BVG.
Stiamo parlando di un enorme cimitero, oltre 200 ettari, risalente all’inizio del ‘900 e, di fatto, immerso in una foresta a tratti anche piuttosto selvaggia. Lo diciamo senza timore: stiamo parlando di un cimitero bellissimo che, per molti aspetti, rivaleggia con il ben più celebrato (e comodo da raggiungere, va detto) Dorotheenstädtischer Friedhof.
Al suo interno, attraversato da viali circondati dal verde, si susseguono, in maniera a volte anche confusa, piccole e grandi tombe, spesso separate l’una dall’altra da ampie porzioni di foresta e diversissime tra loro.
Nella foto sopra e in quella sotto (dagli evidenti riferimenti rogerswatersiani) due esempi delle differenze che potrete incontrare.
Tra le bellezze principali c’è anche la chiesa del cimitero, la Friedhofskapelle, in stile norvegese.
Come dite ? Vi ricorda qualcosa ?
Avete ragione 🙂 ma ne parleremo più avanti.
Date le dimensioni del cimitero, e la bassa densità delle sepolture, esplorare questi spazi richiede molto tempo e pazienza, per aiutarvi vi segnaliamo il sito ufficiale del cimitero, dal quale potete scaricarvi una sorta di mappa che vi aiuterà a muovervi più rapidamente.
Ma anche girando a caso farete incontri singolari e particolarissimi.
Nel prossimo post approfondiremo alcune delle presenze nel Südwestkirchhof Stahnsdorf.
Siamo così arrivati a Stahnsdorf, paesotto dove si concluderà la nostra passeggiata sulle tracce della Friedhofsbahn, poiché era proprio qui che si trovava la stazione finale della breve tratta.
Della stazione resta pochissimo, appena arrivati nel centro abitato noterete una sorta di memoriale costituito da una sbarra della stazione che fu e un pannello che ricorda i 100 anni dall’inaugurazione della ferrovia.
Se però volete vedere i pochi resti della stazione dovete dirigervi una cinquantina di metri dietro questo memoriale. In mezzo agli alberi di un piccolo parco pubblico troverete delle piattaforme in cemento e piccole altre indicazioni della stazione che fu.
Nella piazzetta di fronte al memoriale troverete invece l’ingresso al cimitero che costituiva la ragion d’essere della ferrovia, a questo dedicheremo i prossimi post.
Per chi volesse ripercorrere questa nostra passeggiata segnaliamo nuovamente il link alla mappa di Google, sperando sia ancora valido, che la descrive con precisione. Cliccate qui per vederla.
Una volta arrivati al Checkpoint Bravo inizia la parte (relativamente) più complicata della passeggiata, perché dobbiamo tornare indietro, lungo il Teltowkanal, fino al punto in cui si trovava il ponte di ferro ora demolito, e da lì proseguire il nostro percorso.
In pratica dobbiamo andare avanti, oltre l’ex punto di controllo, per circa 200 metri, passando anche attraverso strutture come quelle che vedete sopra, per poi girare a sinistra (ovvero verso est), lungo un sentiero, per altri 300 metri e poi girare nuovamente a sinistra per ulteriori 300 metri. In questo modo avremo disegnato una specie di “U“e ci ritroveremo nuovamente lungo il Teltowkanal, ma dal lato giusto per poter proseguire la nostra passeggiata.
Raggiunto il canale lo costeggeremo, in direzione contraria a quella precedente, verso est, per circa 800 metri.
Arriveremo nuovamente ai piedi di ciò che resta del ponte della ferrovia, per proseguire poi passando anche oltre l’autostrada A115.
Subito dopo esser passati sotto l’autostrada c’è un altro punto delicato della nostra passeggiata, bisogna prendere un sentiero sulla destra, molto piccolo, che corre per circa 200 metri parallelo all’autostrada, al termine di questo breve percorso ci ritroveremo su un ampio sentiero che ci porterà fino alla nostra meta.
Seguiremo questo sentiero per circa un chilometro, per poi, ad un incrocio, piegare verso destra per un centinaio di metri e da qui girare nuovamente a sinistra per gli ultimi 300 metri di passeggiata.
Fare quest’ultimo tratto significa attraversare quella che una volta era una zona di esercitazioni per l’esercito della DDR. Percorrendo questa zona, infatti, noterete diverse tracce (fortificazioni, muri, piattaforme di cemento per impedire il passaggio di autoveicoli…) di questo recente passato.
Siamo così finalmente arrivati, ed era ora, all’ultima stazione della Friedhofbahn.
Continuiamo la nostra passeggiata lungo quello che resta della Friedhofsbahn.
Superata la stazione di Dreilinden, procedete, sempre dritti, per circa 600 metri. Inizialmente incontrerete ancora foresta.
Ma poiché siamo in una zona che una volta era al confine tra Berlino Est e Berlino Ovest, incontrerete anche delle memorie dei drammi relativi a quella realtà, come sempre lungo il Mauerweg.
Al termine di questi 600 metri abbiamo avuto l’unica vera delusione di questa passeggiata. Arrivati infatti al Teltowkanal ci aspettavamo di trovare il ponte di ferro che la ferrovia utilizzava per scavalcare il canale (ponte ben documentato in rete da parte di coloro che hanno fatto questa passeggiata prima di noi).
Sapevamo che il ponte, ormai in rovina, era chiuso, ma non ci aspettavamo che nel frattempo fosse stato completamente demolito.
A prescindere dalla delusione abbiamo continuato la passeggiata seguendo il corso del Teltowkanal verso ovest (a destra rispetto alla strada che stavamo percorrendo) per circa un chilometro.
Qui abbiamo incontrato un altro interessante pezzetto di storia berlinese, un ponte, ora chiuso agli autoveicoli, dove aveva sede il Checkpoint Bravo.
Di questo punto di controllo resta pochissimo, anche perché, per ragioni di maggiore sicurezza, la DDR arrivò a deviare l’autostrada che portava qua rendendo così obsoleto questo varco ancora prima del crollo del muro.
Cose che succedevano solo a Berlino.
Dal punto in cui inizia la Friedhofsbahn procedere è abbastanza semplice, poiché la ferrovia puntava dritta verso sud, e quindi vi basterà seguire la massicciata e non potete perdervi.
Dopo un paio di chilometri immersi nella pace della foresta incrocerete il ponte sopra il quale passa una piccola strada, la Königsweg.
Sotto questo ponte, come vedete nella foto sotto, passano gli unici binari ancora sopravvissuti della originale ferrovia.
Come dite ? Vi ricordano qualcosa ?
Avete ragione 🙂 ma ne parleremo più avanti.
Per quanto circondati da rilievi un po’ scoscesi, questi binari sono perfettamente raggiungibili.
Proseguendo lungo il percorso della ferrovia abbandonata, dopo altri 200 metri, si arriva ad incrociare un’altra strada asfaltata, la Teerofendamm, dove si trovava la stazione Dreilinden, unica stazione intermedia della Friedhofsbahn.
Come vedete nella foto sopra, di questa stazione non resta praticamente più nulla, solo un cartello informativo (realizzato in occasione del centenario dell’inaugurazione della ferrovia) e la pietra miliare che indicava i 2,3 chilometri (il punto in cui sorgeva la stazione).
Non chiedeteci il perché, ma cartello e pietra miliare si trovano all’interno di un recinto dedicato ad alcuni, peraltro simpatici e curiosi, asini.
Concludiamo la nostra passeggiata a Wünsdorf dedicandoci alla parte nord della città proibita, dove ci sono degli strani edifici.
Sono degli strani bunker, molto alti (da cui l’hoch del nome) e dal caratteristico finale conico con tanto di punta (chiamati anche spitzbunker, bunker appuntiti).
Qualunque fosse il loro scopo oggi sono oggetti alieni all’interno di un quartiere residenziale, sembrano essere letteralmente caduti dal cielo, retaggi di una civiltà misteriosa e ormai scomparsa.
Alcuni sono rimasti in piedi, altri sono caduti e si sono spezzati. Pare ce ne fossero una ventina, ridotti ora a sei o sette (noi ne abbiamo incontrati due o tre in piedi e altrettanti caduti).
Curiosi ma soprattutto spiazzanti (per saperne di più cliccate qua).
A Wünsdorf, fino ai primi anni ’90, c’era una zona il cui accesso era esclusivamente riservato ai sovietici, tanto da farla definire come una città proibita (Verbotene Stadt).
Dalla, piuttosto bruttina, stazione dei treni, se si vuole vederla tutta, dei cartelli suggeriscono una camminata di undici chilometri circa, lungo un percorso circolare.
Attraversare queste zone fa uno strano effetto. Ciò che ieri era prezioso e celato oggi non vale più nulla ed è del tutto abbandonato. E’ come se delle ragioni del divieto che fu si fosse perduta la memoria. Restano solo le palazzine cadenti, le finestre coi vetri rotti e qualche frammento di un recente passato.
Va detto che, se si ha la pazienza e la voglia di scavalcare, l’interno di questi edifici abbandonati può riservare interessanti sorprese (se cercate in rete troverete fotografie bellissime). Noi, per le solite ragioni, ci siamo limitati agli esterni.
Magari in futuro ci torneremo con diverse intenzioni. Chi volesse saperne di più può cliccare qua.
Nel prossimo post approfondiremo un ulteriore aspetto di questa città proibita.
Wünsdorf è una piccola cittadina ad una quarantina di chilometri a sud di Berlino. E’ comodamente raggiungibile, in un’oretta, utilizzando i treni regionali (in particolare la RE5) che si possono prendere ad Hauptbahnhof.
Prima di spiegarvi cosa ci ha spinto ad uscire da Berlino, seppure di poco, val la pena sottolineare che per fare i biglietti per questo tipo di viaggi si possono tranquillamente, e comodamente, usare le stesse macchinette automatiche utilizzabili per i biglietti di metro e tram (ne parlammo qua).
E’ una soluzione a nostro avviso più pratica che recarsi alla biglietteria della stazione spiegando a voce dove volete andare e come.
Non torniamo più di tanto sulle caratteristiche dei treni regionali tedeschi un po’ perché ne abbiamo già parlato, un po’ perché le foto parlano da sole.
Tornando alla nostra escursione, siamo arrivati fin qui per avventurarci tra edifici abbandonati, ne parleremo nei prossimi due post, ma, vedendo questo cartello nei pressi della stazione di Wünsdorf, ci è venuta naturale una domanda.